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LICEO di LUGO

Liceo Scientifico St. G. Ricci Curbastro con sez. annessa di Liceo Classico Trisi-Graziani

 Il Vescovo della diocesi di Imola, comprendente anche Lugo, mons. Giovanni Mosciatti, ha incontrato mercoledì 30 aprile gli studenti del Liceo Statale “G. Ricci Curbastro” di Lugo che si avvalgono dell’Insegnamento di Religione Cattolica, in Aula Magna, a conclusione del progetto didattico ”Perché abbiamo paura”.

L’incontro annuale col Vescovo costituisce un tradizionale appuntamento per il Liceo di Lugo, giunto alla sesta edizione, dalla prima, svolta in videoconferenza, il 28 marzo 2020, in pieno lockdown.

Il progetto ha previsto delle riflessioni e delle domande da porre da parte degli studenti all’illustre ospite a seguito della visione di un’opera teatrale di Alessandro D’Avenia, “L’arte di essere fragili”, tratto dal suo romanzo “L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita”, pubblicato nel 2016. Alessandro D'Avenia, quarantottenne, palermitano, è uno scrittore e insegnante di lettere, attualmente presso il Collegio San Carlo di Milano. Il suo primo romanzo, nel 2010, ha riscosso un grande successo internazionale, vendendo oltre un milione di copie e venendo tradotto in 22 lingue. Collaboratore di alcuni quotidiani italiani, tra cui Avvenire e La Stampa, nel Corriere della Sera cura una rubrica settimanale intitolata "Ultimo banco", in cui esplora il mondo dei giovani da diverse prospettive. Nell’“L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita”, Alessandro D’Avenia intrattiene una corrispondenza ideale con Giacomo Leopardi, ponendogli diverse domande e abbozzando risposte agli interrogativi del grande poeta recanatese. Ne discende che permangono le stesse fondamentali domande tra i giovani di ieri e quelli di oggi: la paura della solitudine, la tendenza verso l’infinito e le domande sul senso dell’esistenza accomunano tutti e in tutte le epoche.

Accolto dal dirigente scolastico Giancarlo Frassineti e dai docenti del Liceo di Religione Cattolica Ilaria Contarelli, Flavio Rossi, Federica Mazzoli,

il Vescovo, a sua volta a lungo docente di Religione Cattolica presso il liceo di Fabriano nelle Marche, ha risposto esaurientemente, con riflessioni profonde e arricchenti, alle considerazioni e alle domande poste dagli studenti. Ciò che possiamo amare è la nostra storia, scoprendo la nostra identità, non fermandoci a una singola prestazione. Noi siamo quello che siamo, ogni persona vale, indipendentemente da ciò che facciamo, dal risultato ottenuto in una prova, in un settore, in un’attività, senza farci imporre il modo di pensare che identifica la nostra identità con la prestazione. Va smentita la convinzione odierna della perfezione che non accetta debolezze; occorre capire l’importanza di accettare le proprie fragilità e di continuare a guardare il mondo con la meraviglia nel cuore, senza essere schiacciati dal limite, vedendo l’infinito a cui rimanda. Le mie fragilità vanno a costituire in realtà la mia identità, rendendoci “umani” e realtà irrepetibili. La nostra persona si costruisce nelle relazioni con l’altro. Grande valore acquistano le persone vicine che ci accompagnano, che con il loro supporto possono essere decisive nelle scelte importanti delle nostre vite, aiutandoci a trovare, o a ritrovare, noi stessi. L’adolescenza viene giustamente definita da Alessandro D’Avenia come arte della speranza, guardando al futuro, guardandosi con fiducia.

L’occasione di grande spessore del confronto con il Vescovo ha costituito un momento di riflessione ricca e profonda per gli studenti e per gli stessi docenti, un arricchimento comune.

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