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LICEO di LUGO

Liceo Scientifico St. G. Ricci Curbastro con sez. annessa di Liceo Classico Trisi-Graziani

Scuola. In regione situazione molto preoccupante in vista di settembre:
mancano 17 mila insegnanti, più di 4 mila dipendenti ATA, scoperto il
60% dei posti da DSGA. Mentre per il Covid il fabbisogno dovrebbe
aumentare del 15%.

Attendiamo tutti un ritorno in sicurezza delle attività scolastiche in presenza. Ma per raggiungere
questo obiettivo serve il massimo impegno e le risorse necessarie. Invece, a 40 giorni dall’avvio del
nuovo anno scolastico anche in Emilia-Romagna la situazione è preoccupante, al di là delle
rassicurazioni di facciata e dei tentativi di normalizzazione. Nonostante da mesi diciamo che serve
un provvedimento specifico sulla scuola e risorse straordinarie.
In Emilia-Romagna registriamo quest’anno un centinaio di studenti in meno, un calo irrilevante
rispetto all’anno scorso quando erano complessivamente 548 mila (con un rapporto alunni/classe
di 21,93% ben oltre la media nazionale che si ferma a 20,55%) mentre le risorse attribuite in
organico per la copertura del personale non sono sufficienti a costituire classi normo
dimensionate. Diversi quindi i casi delle cosiddette “classi pollaio”, che non bastano ad affrontare la
ripresa dell’anno scolastico con l’emergenza sanitaria in atto. Se non verranno urgentemente prese
decisioni coerenti in termini di investimenti per edifici scolastici, trasporti, spazi e organici, le
misure “fai da te” a costo zero saranno inadeguate a garantire il diritto allo studio degli studenti a
partire dai più piccoli e dai più fragili.
La soluzione non può passare dalla riduzione del tempo scuola, dalla didattica a distanza (che va
considerata come didattica dell’emergenza e quindi complementare, aggiuntiva) e dai banchi
monoposto. La realtà è che in queste condizioni, il ritorno a scuola per tutti gli studenti sarà nel
caos e nell’incertezza la cui unica responsabilità risiede nel colpevole ritardo di chi a livello politico
ha il dovere di prendere delle decisioni.
In Emilia-Romagna a settembre mancheranno 17.565 insegnanti (posti vacanti) per raggiungere
l’organico di fatto del corrente anno scolastico di 57.435, pari al 30,58% dei posti scoperti. Oltre il
60% dei docenti in servizio sul sostegno sarà privo di specializzazione. Inoltre, molte cattedre/posti
non potranno essere coperti da assunzioni perché diverse graduatorie (in particolare quelle delle
discipline scientifiche) sono esaurite e i nuovi concorsi sono stati posticipati cosicché, se si riuscirà
a rinnovare le graduatorie, avremo migliaia di supplenze con il rischio concreto che i posti saranno
coperti da personale non ancora laureato o qualificato. Questo è il modo per mettere in ginocchio
la scuola, impoverendola e dequalificandola, nonostante il sindacato abbia avanzato delle proposte
rimaste inascoltate: equiparare organico di diritto e di fatto e indire un concorso straordinario per
soli titoli per coloro che avevano maturato almeno tre annualità di servizio nella scuola pubblica.
La situazione del personale ausiliario, tecnico, amministrativo (ATA), non è migliore. Entro il 1
settembre dovranno essere assunti 4.107 lavoratori (pari al 26,77%) per raggiungere l’organico in
servizio quest’anno. Allarmante è la situazione dei posti scoperti di Direttore dei servizi generali
amministrativi (DSGA) che rasenta il 60% e che al contrario avrebbero potuto essere coperti sia da
coloro che hanno sostenuto il concorso che dai facenti funzione DSGA che da anni vengono
utilizzati dallo Stato senza che sia garantito loro il diritto ad occupare quei posti in forma stabile.
Questi sono i numeri dell’organico che mancano per arrivare alla situazione attuale, al quale
andrebbe aggiunto il fabbisogno per affrontare l’emergenza COVID-19 che secondo una nostra
stima dovrebbe essere incrementato almeno del 10-15%.
Allo stato attuale non sappiamo ancora quante siano le situazioni a rischio dettagliate in ogni
scuola, ossia quanti alunni in ogni classe di ogni istituto dovranno stare fuori per ragioni di
sicurezza e quanti spazi aggiuntivi saranno necessari.
Quanti e quali sono gli investimenti previsti dalla Regione e dagli enti locali per rendere più sicuri
gli spazi a disposizione degli studenti? Ed esiste una mappatura dello stato degli edifici scolastici?
Come potranno gli organi collegiali, organizzare nel rispetto dell’autonomia scolastica un’offerta
formativa di qualità, in assenza di queste fondamentali informazioni? E soprattutto di chi sarà la
responsabilità? La realtà che ci appare è che avendo predisposto linee guida senza un giusto
investimento di risorse e senza indicazioni precise, si stia scaricando una grossa responsabilità sulle
autonomie scolastiche e sui dirigenti scolastici. Per questo come sindacati siamo impegnati
affinché la scuola riapra a settembre in presenza, ma non intendiamo assecondare strade che non
prevedano stanziamenti aggiuntivi. Siamo al fianco delle famiglie che hanno il diritto di sapere cosa
succederà dei loro figli a settembre. Non servono scorciatoie e il tempo delle chiacchiere è finito.
Servono i fatti e un grande investimento sulla scuola finalizzato alla crescita del paese, ora e subito.
Più scuola, più personale, più investimenti per una scuola pubblica rinnovata e più forte di prima
della pandemia. Questa è la realtà che vorremmo raccontare alla Ministra quando verrà in visita,
speriamo presto, nella nostra regione. Così come riteniamo una necessità il coinvolgimento delle
OOSS nei tavoli regionali sulla ripartenza.
Bologna, 18 luglio 2020
FLC CGIL Emilia Romagna Monica Ottaviani
CISL Scuola FSUR Emilia Romagna Monica Barbolini
UIL Scuola RUA Emilia Romagna Serafino Veltri
SNALS Confsal Emilia Romagna Gianfranco Samorì
GILDA FGU Unams Emilia Romagna Rosarita Cherubino

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