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LICEO di LUGO

Liceo Scientifico St. G. Ricci Curbastro con sez. annessa di Liceo Classico Trisi-Graziani

Giovedì 10 novembre 2022 dopo anni di chiusura alle visite da parte di gruppi esterni causa Covid, si  è svolta la visita guidata a San Patrignano organizzata dalle prof. Salaroli Rita e Poli Dolores per le classi quarte e quinte delle scienze umane.

Quelle che seguono sono pensieri e parole di una studentessa..

L’esperienza di San Patrignano è stata toccante, emozionante, coinvolgente.

Ci hanno accolto alcuni ragazzi che hanno terminato il loro percorso in comunità e ci hanno mostrato cos’è, com’è e cosa significa stare a San Patrignano.

accoglienza del gruppo all'arrivo

San Patrignano da oltre 40 anni offre un aiuto gratuito a ragazze e ragazzi con problemi di dipendenza. Un impegno rivolto non solo a chi è già caduto nel dramma della droga, dell’alcolismo o del gioco d’azzardo, ma anche a migliaia di ragazzi affinché in futuro non si trovino nello stesso problema. Per questo motivo ogni anno San Patrignano raggiunge migliaia di studenti italiani con il suo progetto di prevenzione WeFree.

 Il metodo di San Patrignano consiste sostanzialmente nel vivere una vita normale: alzarsi presto la mattina, fare determinate attività, lavorare. La persona, però, non viene mai lasciata sola, è sempre accompagnata da un “angelo custode” che la controlla e aiuta;  tutte le attività si svolgono in compagnia. Si ascolta la musica insieme, si fa sport insieme, si guardano film insieme. Questo non solo per puro atto di condivisione, ma anche perché qualsiasi cosa può diventare dipendenza e può portare ad isolarsi da ciò che ci circonda. Affinché il percorso raggiunga il suo scopo chi entra viene estraniato da quello che c’è fuori, è come vivere in una campana di vetro, protetta. Fuori, invece, ci si ritrova come in una giungla. Chiara, una delle ragazze che ci ha accompagnati, ci raccontava che dopo anni in comunità, una volta fuori le faceva strano anche solo prendere in mano il suo telefono, ma allo stesso tempo rivedere i propri affetti e ricostruirsi una nuova vita è stata un’emozione indescrivibile.

San Patrignano è prima di tutto una grande famiglia di persone  che hanno imparato a dare valore alla vita, un valore che prima non aveva. Gli spazi sono enormi, le strutture efficienti ed è ricco di attività.

In particolare abbiamo visto il laboratorio di stampa e grafiche e quello di tessitura.
Nel primo i ragazzi realizzano libri, cataloghi, depliant, manifesti, locandine, etichette, riviste.
Nel secondo alcune ragazze tessono quotidianamente per realizzare prodotti che vengono venduti al fine di mantenere l’indipendenza economica della comunità.

visita al laboratorio di stampa

Dopo un buon e ben organizzato pranzo durante il quale  abbiamo anche avuto modo di chiacchierare più tranquillamente con i ragazzi che hanno continuato a descriverci  i loro vissuti e vari aspetti della vita in comunità, ci siamo spostati nel  teatro dove i ragazzi ci hanno raccontato le loro storie e ci hanno riportato quello che hanno imparato dalla loro esperienza. Abbiamo potuto assistere a testimonianze di abisso e di luce, di fragilità e di forza, di cadute e di mani che li aiutano a rialzarsi. Tutto questo lo si ascoltava dalle loro parole ma lo si leggeva anche dai loro occhi, sguardi, sorrisi e pianti. Le loro parole hanno permesso di riflettere su quanto sia difficile essere  adolescenti, figli, genitori, umani e quanto coraggio ci voglia per chiedere aiuto o anche solo banalmente un abbraccio quando se ne ha bisogno.

I momenti di difficoltà, il bisogno di accettazione, il desiderio di evadere, il desiderio di superare il limite portano a lasciarsi trascinare. Bisognerebbe andare oltre "quello che fanno tutti", ma è difficile dire di no quando si è influenzati dal giudizio degli altri. Federico, uno dei ragazzi che ci ha accompagnati, nel raccontare la sua toccante e drammatica storia ci ha confessato che una delle sue prime volte in cui ha fatto uso di sostanze non voleva neanche farlo ma si trovava in quel cerchio dove tutti i suoi amici lo facevano e non poteva dire di no. Da qui è entrato in un tunnel da cui ha provato ad uscire ma in cui continuava a ricadere finché non ha toccato il fondo. «Ero quello che non parlava, che stava zitto, dopo un po' ho provato anche a fare il bravo ragazzo. Mi dicevo che stavo bene perché avevo degli amici bravi e andavo bene a scuola ma non stavo bene e mi sentivo sempre meno degli altri. Era come se non andassi mai bene, mi mancava la vita di prima. Io ho deciso di ricadere, ma non è che mi mancava la droga, mi mancava essere qualcuno per gli altri. Avere la possibilità di uscire, staccare la testa, Dimenticare quello che era ed essere qualcos'altro» ci ha detto. D’altronde tutto inizia per gioco, poi non si riesce più a farne a meno perché la droga ti estranea dal mondo esterno e fuggire, scappare, evadere, evitare, scansare sembrano essere le soluzioni più efficaci per appagare la paura di fermarsi e convivere con se stessi. La verità è che fuggendo la realtà diventa sfocata, invece meriterebbe di essere osservata. Non è facile raggiungere questa consapevolezza, ma dopo un lungo percorso i ragazzi di San Patrignano ci sono riusciti e hanno trasmesso a noi tutta la loro energia e voglia di vivere la vita. Non si dimentica, non si cura e non si cancella nulla, ma si può ripartire.

Quella di San Patrignano è un'esperienza da fare: si respira un'aria diversa, di umanità, di condivisione, di speranza, si vivono forti emozioni, si riflette.

in visita ai poderi

 

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